Passo in latteria per rendere la mia prossima colazione pi? felice dell’ultima, mi sono ridotto a bere una roba che ho trovato in frigo senza peraltro avere memoria alcuna di averla mai comprata…

E’ una specie di latte a base di soya; il colore ? soddisfatto – la sostanza misteriosa ? effettivamente bianca; il problema ? che se l’occhio vuole la sua parte, il palato non ? affatto disposto a farsi prendere in giro.
Comunque vado dal lattaio.

- Belin, Fulvio! Quanti anni hai adesso?
- Quelli di Cristo, ma non farlo sapere in giro che Pilato non m’ha ancora cercato.
- Hahaha!!! Belin, sei forte. Anche da bambino facevi ridere, belin. Ti conosco da quando eri alto cos?.

Nino ? in pensione da un po’, ormai. Ha lasciato il negozio alla figlia, per? dentro c’? sempre lui. Gli sono affezionato, anche se mi tormenta con i soliti dischi rotti: uno ? quello dell’et?. Compro il latte almeno una volta alla settimana, ma lui tutte le volte me lo domanda.

- Belin, e quando ti sposi? La fidanzata mi hanno detto che ce l’hai.
- Ah, si? Beh, che lo dicano a anche a me, mi piace imparare cose nuove…
- Hahaha.

Non ho mai capito perch? Nino insiste nel farmi questa domanda. Mi fa pensare a Vianello; da una vita propone – subito dopo “I Watussi” – “Pinne, fucile ed occhiali”, che non ? mai piaciuta a nessuno. Nino ? uguale. Et? e fidanzata.

Appena capisce che anche stavolta erano solo chiacchiere Nino si zittisce, non ho mai capito se perch? in qualche modo si dispiaccia per me o piuttosto perch? ha perso un argomento su cui spettegolare; Nino ? lattaio dentro, e non rivenderebbe mai chiacchiere scadute.

- Se vedemmu, eh. Allegro!
- Sempre! Ciau.

Per un paio di settimane non sar? pi? fidanzato.
Almeno fino a quando non passer? a trovarmi qualche amica….

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