Ho imparato cosa sono Prozio e Pronipote diversi anni fa, quando me lo spiegò Zio Armando.
Ero molto piccolo, e non ricordo dove fossimo; papà mi portò in centro con la Vespa, andammo in diversi posti.
In una tappa lo incontrammo; papà capì che faticavo a riconoscere chi avevo di fronte, e mi suggerì di salutare lo Zio Armando. Da bambino pestifero e curioso me ne uscii subito con un “come Zio Luigi?”
Zio Armando, sorridendo, rispose “Quasi” e mi spiegò, come lo si spiega ad un bambino, che era mio prozio: zio di papà e quindi anche mio.
Il tempo cambia ogni cosa, persino la percezione del suo stesso scorrere; i bambini dicono “diventare grandi” mentre i grandi dicono “diventare vecchi”. La sola cosa che non ho mai visto cambiare è il sorriso di Zio Armando.
Persino nel momento dell’estremo saluto quel sorriso solare ha trovato il modo di splendere su tutti noi, nella forma di una poesia in dialetto genovese che è stata letta al termine della funzione religiosa.
La trovate di seguito; sono certo di aver commesso diversi errori nel copiare il suo foglio originale e sono altrettanto sicuro che, guardandoli da dove si trova adesso, sorride.
A campann-a a süniâ l’ürtimo rintöcco
pe ciamâme in ta gexa de San Röcco
accompagnöu comme in procession
pe pigiame a mæ benediçion.
Intanto o Præve o parla e a gente a taxe
e a fin o me dia ” Riposa in pâxe”.
Ghe saiân parenti e amixi câi
che no me sun scordöu mai.
Comme insegna o Præve quande saiêmo mörti
lascemmo in tæra o cörpo e l’anima a sciortî
comme unn-a bolla d’aia sensa pelle
andiemu a fini lascieu in mezu ae stelle.
Se da lasieu aria o permesso do Padreterno,
che segge primaveia, autünno o invernö
vegnö in sciâ tæra e intrando in te servelle
ghe faiö cangia ste cöse brütte pe quelle belle.
Öua salüto tütti e vaddo via
pe stâ con i tanti in bonn-a compagnia.
Grazie, Armando.
Grazie, Zio.
3 Commenti a “Grazie, Armando.”
Sono io a ringraziare te per il commento fin troppo generoso; avere bei ricordi e’ infatti oltremodo facile quando si legano a persone particolari.
Un abbraccio,
Fulvio
P.S: Saluti portati a destinazione.
hai ragione: ? importante avere dei ricordi e dobbiamo imparare a trattenere quelli belli perch? ci rallegrano la vita.
baci
rosa
Ciao Fulvio, sono Rosetta, la tua bis-cugina, figlia del tuo prozio Armando. Volevo ringraziarti per il bel ricordo e per la trascrizione della poesia che credevo di aver perso per sempre. Domenica qui ad Albenga nella messa dedicata a mio padre ‘ci ricorderemo di tutti quelli che gli hanno voluto bene, te compreso. Salutami mamma e pap?.
Un abbraccio
Rosetta