Detesto l’asilo, non capisco per quale ragione devo andarci.

Odio i giochi degli altri bambini, a loro piacciono le pistole e le battaglie coi soldatini, a me il Lego che all’asilo non c’e’.
La cosa piu’ divertente che si puo’ fare li’ e’ disegnare, ma con i pastelli a cera anche quello diventa noioso.

Cerco di divertirmi a modo mio, ma il mio concetto di divertimento non va granche’ d’accordo con quello delle suore ne’ con quello delle maestre, cosi’ salto da un asilo all’altro, sempre tirato a forza.
Nel cortile di uno dei tanti asili conosco Francesca.

Francesca e’ una bambina dai capelli castani chiari, con un bel viso rotondo che mette allegria. La guardo continuamente, pero’ mi vergogno a parlarle perche’ una regola non scritta e’ che non si gioca con le bambine, altrimenti sei una femminuccia.
Una volta mi chiede se voglio disegnare con lei. Sento lo sguardo del mio amico Gino puntato addosso, ed inspiegabilmente rispondo: “Non mi piace disegnare coi pastelli a cera.”

Il bello della scuola sono le vacanze estive; i miei mi portano in campagna, e per tre mesi non si pensa ad altro che ad andare in bici, fare corse, catturare rane… cose cosi’, insomma. Quando le bambine iniziano a far sparire trecce e salopette per far spazio ad altri tagli e qualche gonna, i piu’ svegli di noi realizzano che baciarle e’ piu’ divertente che picchiarle.

A me piace Simona, ma non ho il coraggio di dirglielo. Un giorno mi trovo nella casa sull’albero solo con lei, io sul ramo alto, lei su quello basso. Sono nervoso, inizio a dondolarmi. Alla fine prendo un respiro profondo: “Simona, senti, volevo dirti…”
Proprio in quel momento il ramo decide di averne abbastanza e cede di schianto. Volo a terra; Simona esita un istante, ma appena mi vede sbucare dalla pianta di ortensia inizia a ridere. Rido anche io.
“Cosa mi stavi dicendo?” chiede lei alla fine. “Nulla.”

Manuela abita nel palazzo vicino al mio. Abbiamo diviso mattine e pomeriggi, giochi e compiti per tutto il tempo delle elementari. Ci raccontiamo tutto, ogni cosa; la sola cosa che ho sempre tenuto per me e’ quanto la trovo bella e quanto mi piace stare con lei. Quando passiamo alle medie io sono ancora il bambino delle elementari, mentre le sue magliette ormai si tendono sotto la spinta di un seno da donna. Inizio a vederla sempre piu’ di rado, fino a quando non scompare del tutto. Un giorno, fuori dal cortile della scuola, la incrocio a braccetto con uno dei ragazzi “grandi”.
Lei mi guarda e passa oltre senza salutarmi.

Le medie sono la rivoluzione: non siamo piu’ bambini e bambine, ma ragazzi e ragazze con tutto quello che comporta, ad iniziare dagli sguardi fino agli atteggiamenti. Anche le feste cambiano; non serve piu’ il compleanno di qualcuno per poterne organizzare una, e non ci sono piu’ adulti a presenziare… Almeno cosi’ mi raccontano: io non figuro mai tra gli invitati.

A tentare di violare l’embargo e’ Eleonora, la mia cotta del momento. Mi invita alla sua festa durante la ricreazione, e per un istante mi sento al settimo cielo.
Poi alle mie spalle sento qualcuno dire – sottovoce ma non abbastanza – “…Ma viene anche lui???”
“No, grazie, non posso. Devo fare i compiti”.

Alle elementari ero alto un metro e una mela; alle medie, un metro, una mela e un’albicocca.
Supero la porta del Liceo Scientifico Statale Luigi Lanfranconi potendo contare su una statura di un metro, una mela, un’albicocca e una ciliegia.
Qualche banco piu’ in la del mio c’e’ Stefania. E’ una ragazza spiritosa, brillante. Sorride sempre, e fa girare la testa a tutti i ragazzi, me compreso. Ha un diario gonfio al limite dell’esplosione, colmo di foto e ricordi vari; un giorno me lo consegna, e mi chiede di lasciarle una dedica.
La richiesta e’ insolita, e la tempesta ormonale che la sola vista di Stefania scatena in me non aiuta: qualsiasi cosa scriva mi sembra un’idiozia.

Mi ci vogliono tutte e due le ore di matematica per arrivare a qualcosa che superi la mia autocensura, ma non sono affatto sereno quando le riconsegno il diario.
Inaspettatamente, lei e’ entusiasta di quello che ho scritto, e vuole che vada avanti; cosi’ le ore di Matematica finiscono col diventare le mie ore di esercizio di composizione. La confidenza fra di noi aumenta, Stefania inizia a raccontarmi dei ragazzi che le piacciono, delle sue uscite serali… ogni racconto e’ un po’ come un calcio nelle gengive con le antinfortunistiche.
Una mattina, forse convinta di farmi un complimento, arriva a dirmi che spera di incontrare un ragazzo “che riesca a farla sentire speciale almeno quanto ci riesco io”.
Durante la ricreazione verso le mie prime lacrime per una ragazza.

Con l’eta’ del Liceo, le biciclette vanno in pensione lasciando il posto ai motorini. La conseguenza piu’ banale di questo e’ l’ingrandimento della compagnia, oltre a spostamenti piu’ lunghi e frequenti; insomma, si fanno danni piu’ grossi e piu’ lontano da casa.
Comunque il gruppo allargato e’ molto piu’ ricco di ragazze, e cosi’ le estati diventano tragicamente simili ad episodi di Beautiful (nonostante i coprifuochi che come la pubblicita’ interrompono sul piu’ bello).
La mia passione del momento e’ Monica. Ha un modo di fare ingenuo ed ascolta musica improponibile, ma mi piace un sacco. Mi piacerebbe dirglielo, ma ci sono due problemi; uno e’ la mia timidezza ormai patologica, l’altro la sua scorta armata: Monica ha due amiche “ombra”, inseparabili. Creare un momento di intimita’ con lei e’ estremamente difficile, se non impossibile.
Monica ha un ciao di quarta mano che raramente parte se non buttandolo giu’ da una discesa; una sera saboto l’impianto elettrico in modo che non possa partire, e la raggiungo in fondo alla discesa.
Forse per il freddo, forse per l’agitazione, tremo come una foglia mentre per la prima volta dico quello che sento ad una ragazza.
Sono cosi’ fiero dell’atto in se da percepirne l’esito negativo come effetto secondario trascurabile.

Conosco Ilaria all’universita’, stessa facolta’, corsi di laurea diversi. E’ una ragazza brillante, spiritosa e priva di manie da diva tanto comuni tra le altre… in breve, e’ un ciclone di vita e di ottimismo ovvero tutto cio’ di cui ho bisogno per scoprire di essere capace di innamorarmi.
Scontrarsi con l’indifferenza e’ doloroso, ma tutto sommato facile, e anni di esperienza mi hanno preparato; invece nulla mi ha preparato ad un sentimento fraterno da parte di un’amica.
Ilaria e’ abbastanza empatica da capire che succede, ed un giorno mi chiede cosa deve fare: “devo sparire?”. In quel momento mi rendo conto che perderla sarebbe un male peggiore, e imparo ad amarla nei termini che mi sono concessi.

E’ tutto qui; da allora ci sono stati altri incontri, alcuni anche importanti… ma il mio posto sulla giostra e’ sempre rimasto lo stesso; il mio lato logico vorrebbe che io scendessi. Ma a me piacciono troppo i colori, le luci e i suoni qua sopra.

Poco importa se me li godo da solo.

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6 Commenti a “Il giro di giostra”


1
Il 12 febbraio 2008 alle 11:44, Raul ha scritto:

Mi pare giusto, e’ quasi S.Valentino…

…bello, com’e’ che non ne conosco una, di queste?


2
Il 12 febbraio 2008 alle 11:49, Grigiofumo ha scritto:

…Perche’ ho cambiato tutti i nomi, testina ^_^ Ho usato i nomi di amiche che frequento ora ^_^

Comunque, di due te ne ho parlato. Puoi farcela ^_^


3
Il 12 febbraio 2008 alle 16:38, Stefano Canepa ha scritto:

Quando posterai i successi con le belle figliole? ;-)


4
Il 13 febbraio 2008 alle 14:08, pensolento ha scritto:

Bravo, ci vedo un po’ di Baricco e un po’ di Nick Hornby (sar? per l’argomento?).
Se fosse andato tutto bene sarebbe meno interessante ;)


5
Il 15 febbraio 2008 alle 13:26, Grigiofumo ha scritto:

@Stefano: Questi sono i successi… immagina il resto ^_^

@pensolento: Beh, e’ vero, fa un sacco “Top 5″ di Alta Fedelta’… Probabilmente Hornby ha avuto piu’ impatto su di me di quanto non pensassi ^_^


6
Il 18 febbraio 2008 alle 16:51, Ra. ha scritto:

ehi….bello….mmhhh…cio? voglio dire, mi spiego (altrimenti sembra che ti voglia prendere in giro)….leggere questo post mi ha fatto totalmente estraniare da tutto ci? che avevo intorno…mi ha fatto ridere ed emozionare.
“In quel momento mi rendo conto che perderla sarebbe un male peggiore, e imparo ad amarla nei termini che mi sono concessi”…questo mi ha “toccata”, bellissimo e coraggioso. Le volte che mi ? successo io non ci sono mai riuscita.
Sar? che oggi ? luned? e la nostalgia del week end appena trascorso mi rende molto pi? romantica del solito, ma mi ? proprio piaciuto…..
grazie, a stasera se ci sei.:-)

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