Piove. Dalla grondaia della mansarda grosse gocce trovano il modo di arrivare a terra fuggendo dalla trappola che le aveva fermate. Intorno, il silenzio, spezzato solo dal battere ritmico dell’acqua e dallo scoppiettio del fuoco nel camino.

Mi piacciono queste giornate; pioggia e silenzio fanno addormentare la mia parte giovane ed iperattiva, lasciandomi solo con la mia parte piu’ vecchia, quella che apprezza il bello di andare a letto presto quando sono stanco, quella che indossa la maglia della salute, guarda sempre dove mette i piedi e sa guardarsi alle spalle.


La mia parte giovane cerca sempre di essere occupata; e’ un’ottima scusa per non pensare troppo. Guarda avanti, spinge sull’acceleratore senza neppure curarsi di capire quale sia la prossima destinazione; l’importante e’ muoversi, far si che il panorama sfrecci indistinguibile dal finestrino per evitare di vedere le lande desolate e le macerie annerite che mi circondano.

Ma oggi piove; l’acqua spegne il fuoco che alimenta quel continuo sforzo votato alla fuga. Sono un po’ piu’ vecchio di quanto saro’ domani, quando il sole tornera’ e splendere, e quel fuoco ad ardere. Mi appoggio alla finestra, stringo tra le mani una tazza di the’ caldo. Ripenso a quanta strada ho fatto, a quanta ne voglio fare; poi mi guardo intorno e vedo che le macerie annerite sono sempre li; il tempo perduto a fuggire e’ perso ovunque, non importa dove sono arrivato.

Prendo un altro sorso di the, e preparo il rullo per imbiancare. Non piove piu’, ma c’e’ uno splendido arcobaleno.

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