Sera. Il cielo si accende di giallo e rosso, come se il lento adagiarsi del sole sul profilo delle montagne avesse innescato un immenso, unico incendio.
 
La strada scivola veloce sotto il telaio della moto, ma l’orizzonte resta calmo ed immobile.
 
E’ la piccola magia che la strada porta in se, la capacita’ di far rallentare il tempo e permettere ai ricordi ed ai pensieri di riemergere nitidi.
 
Non che abbia bisogno di aiuto, in questo caso. Ricordo bene quella camera. Lei, i suoi occhi e la mia paura di fare la cosa sbagliata.
 
La prima lettera l’aveva scritta da una malga alpina. C’era dentro una vita diversa da quella che io mi ero immaginato per lei. Ingenuamente, speravo potesse passare i pomeriggi coricata su un prato di sottile erba verde a scrutare il cielo e studiare le nuvole.
 
Gia’, le nuvole… Il sole e’ quasi sceso del tutto, ma c’e’ ancora abbastanza luce; mi fermo e mi siedo a bordo strada, col naso all’insu’. Come sempre, giocano con me, cercano di ricordarmela.
 
A volte ho la sensazione che tentino di suggerire altri sviluppi diversi da quelli che sono stati…
…un peccato che non abbiano saputo suggerirmi una forma che fosse in grado di trattenerla.

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