Si dice che la prima sensazione sia quella che conta; ho capito quanto fosse falso molto tempo fa, dopo il mio incontro con Sandra.
 
Furono i miei genitori a presentarci. Appena la vidi, li guardai come a chiedere: “che diavolo ci fa lei qui?”. Lei non si scompose per la mia scortesia, rimase la’, calma e serafica. Era gia’ sicura allora del fatto suo.
 
Ed infatti, quando iniziammo a frequentarci, scoprii che mi piaceva andare a spasso con lei. Gli amici dell’epoca ridacchiavano, li sentivo darmi della femminuccia. Inizialmente ero infastidito da questo chiacchiericcio alle mie spalle, ma presto imparai a non dar peso alla cosa e a godermi invece le nostre gite lungo i sentieri della valbormida, alla ricerca di prati soleggiati ove leggere un libro o, a seconda dell’umore, di freschi boschi ombrosi.
 
Capitava anche che decidessimo di fare gite piu’ lunghe, magari con un po’ di autostop, con la scusa della ricerca di un bar aperto ma in realta’ solo per il gusto di vedere assieme il tramonto in una cornice diversa dal solito paese.
 
Ricordo ancora quando, durante una di queste gite senza meta, finimmo in un paese della Riviera Ligure ormai a notte fonda. All’epoca non c’era ancora il divieto di dormire in spiagga, quindi ci arrangiammo cosi’… e vedemmo, per la prima volta, un’alba insieme.
 
In realta’ fu una mia piccola prepotenza; a Sandra non piaceva andare in spiaggia, sabbia e salino le davano un fastidio tremendo… ma appena i primi raggi di sole la colpirono, il suo malcontento sembro’ andare in frantumi. Brillava, Sandra, quella mattina. Prendemmo un cornetto al bar e iniziammo a studiare che scuse raccontare al ritorno.
 
Ci proibirono di vederci, dopo quella bravata. Non che non ce l’aspettassimo, ma a me fu anche impedito di uscire per qualche tempo. Cosi’, dalla finestra, vedevo Sandra uscire con gli altri, e mi sorpresi ad essere un po’ geloso.
 
Senza di me, Sandra stava con mia cugina, ma si vedeva persino dalla finestra che si annoiava. Quando finalmente potemmo rivederci, andammo sul nostro prato preferito, quello che al centro esibiva una roccia bianca, candida. Fu allora che, felice, per la prima volta la baciai. Lo feci furtivamente, consapevole del fatto che quanto stava accadendo non era consueto. Lei non disse nulla, ma quello rimase il nostro unico bacio.
 
Ritornando in paese, il guaio. Una buca. Profonda. Sandra ci fini’ dentro e si ruppe qualcosa. Me la caricai in spalla e la portai in paese, facendo appello a forze che neppure sospettavo di possedere. Appena ci videro, tutti si avvicinarono con mille domande. Lasciai Sandra nelle mani di mio padre e tirai un po’ il fiato. Qualche minuto dopo sentii mio padre battermi sulla spalla scuro in volto…
 
- Non c’e’ nulla da fare.
- Nulla da fare? Che significa?
- Significa che si e’ spezzato il telaio in due punti, non si puo’ riparare.
- Non…

 
La guardai un’ultima volta, col cuore bloccato in petto e il fiato sospeso. Brillava ancora, anche adesso nonostante fosse ferita a morte.
 
Tutti gli altri ragazzi portavano biciclette da cross, io una da passeggio grigia metallizzata, con le ruote bianche e nere e un semplice nome di donna serigrafato sul canotto: Sandra.

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Un Commento a “La prima sensazione”


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Il 4 maggio 2008 alle 12:51, Raul ha scritto:

Cazzo… Bentornato ^_^

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