E’ una fresca mattina di Dicembre, nella zona del porto. Un anziano signore si siede ad un tavolino di un bar, ed immediatamente una giovane ragazza e’ da lui:
 
- Un caffe’ – chiede, allungando una banconota alla cameriera.
 
Pochi minuti dopo la ragazza ritorna, col caffe’ e con diverse monete.
Lui ne prende solo una, la cameriera ringrazia e si allontana.
 

Non appena e’ solo, l’uomo inizia a far piroettare la moneta su se stessa, ed osservandola si perde nei propri pensieri.
 
Il bar che frequentava lui da ragazzo era intimo, con le lampade in carta di riso, i tavolini in legno e il perlinato alle pareti.
 
L’oste non gli chiedeva cosa volesse: la sua birretta compariva da sola sul bancone, e lui doveva anche prendersela da solo, che il servizio al tavolo non era previsto.
 
Le sole volte nelle quali l’oste veniva al tavolo era in settimana, quando non c’era molta gente e allora si sedeva anche lui per fare due chiacchiere mentre il juke-box, dal suo angolo, diffondeva pigramente i soliti pezzi un po’ datati.
 
Quando l’oste decise che era tempo di chiudere lui non capi’ perche’. Non subito, almeno. Poi vide il gruppo di ragazzi che rilevarono il bar rimuovere il legno per far posto all’alluminio, alla fòrmica rossa e ad intense luci colorate; vide l’angolo del jukebox venir conquistato dai videopoker; vide spuntare quattro casse per la musica grandi ciascuna come il frigo di casa sua… ed inizio’ a capire.
 
Capi’ che in quel bar non avrebbe piu’ potuto stare tutto il giorno con una birretta.
Capi’ che ogni cosa ha il suo tempo.
 
La moneta smise di piroettare e cadde ondeggiando rumorosamente sui bordi, fino a fermarsi completamente.
 
Il suo tempo era passato.

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