Estate. Tempo di ferie, finalmente.
 
Appena stacco dal lavoro mi viene una brutta tosse, asciutta, violenta… una vera seccatura. Ma sono in ferie, perdio, quindi esco lo stesso e tossisco un po’ in giro. E tutti che mi dicono “Oh, ma non c’avrai l’influenza A?”.
 
E io, con l’aplomb che da sempre mi distingue, rispondo solitamente: “Ma andate affanculo (coffcoff), mer(coff)de!”.
 

Comunque io prendo una roba che mi ha dato mamma. “Vedrai che ti passa”.
Io mi fido della mamma, ma le ferie son quasi finite e io tossisco sempre piu’ forte. Allora vado dal dottore, che mi visita e non ho nulla.
 
Tra un colpo di tosse e l’altro rientro al lavoro, ma non mi sento in foze. Mi misuro la febbre, 40.3. Mi dicono che non e’ proprio normale, e chiamo il dottore. Lui non puo’ venire, mi da’ un antibiotico per telefono. Io lo prendo, e la febbre scende a 39, Hurra’.
 
Dopo una settimana pero’ inizio a pensare che forse non basta, e richiamo il dottore, che stavolta viene.
 
Mi visita, non ho nulla. Ma mi da un altro antibiotico e mi manda a fare una lastra. La febbre intanto chiede il permesso di soggiorno.
 
Faccio la lastra. Il referto dice che non ho nulla. Il medico non la guarda, guarda solo il referto e dice avanti con la terapia. La febbre richiede una connessione ADSL.
 
Mamma diventa idrofoba, e il medico per sedarla mi procura un appuntamento con uno specialista. Lo specialista guarda la lastra, poi guarda il referto, poi guarda me: “Questo e’ il referto di un’altra lastra. Vada al pronto soccorso, lei ha la polmonite e c’e’ pure un buco da investigare.”
 
Al pronto soccorso il nome dello specialista fa effetto Mose’ e le acque mi si aprono davanti; in qualche ora vengo ricoverato. Accertamenti a tempesta, diagnosi “Polmonite escavata con emoftoe“, che cosi’ a occhio sembra diverso da “Nulla“.
 
Una settimana di ospedale con vicini di letto decisamente impegnativi, e vengo dimesso – un filo sbattuto, ma senza febbre e senza tosse… Insomma, vivo e vegeto. Sorte ben diversa da coloro che hanno preso l’influenza A, il vero flagello di quest’epoca, che in Europa ha gia’ portato ben dieci persone al camposanto.
 
Insomma, sono stato fortunato perche’ ho preso la polmonite invece dell’influenza A.
 
Ma tutto sommato, anche l’influenza A non e’ la peggiore delle sfighe: uno potrebbe ritrovarsi con la diarrea, che nel mondo uccide non dieci, ma 2 milioni di persone. Soprattutto bambini.
 
Quindi auguratevi tutti una bella polmonite. Si sopravvive, garantisco io.

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