Ho ricevuto diversi messaggi che mi chiedono se Penta è fallita.
 
La risposta è no, non è fallita, almeno non ancora. Chi la dirige ancora oggi non è completamente consapevole del fatto che il fallimento è stato evitato grazie ai dipendenti che sono rimasti in azienda non pagati per un periodo che va oltre ogni ragionevolezza, un po’ per l’amicizia che li lega, un po’ per mal riposta fiducia nei confronti di un capo che ha spesso millantato cose che non è poi stato in grado di mantenere.

Ma come fa un’azienda a fallire? Beh, le ragioni possono essere molteplici. Nella mia vita ho visto chiudere moltissime aziende, e le ragioni sono sempre state di vario tipo, ad esempio:
 

  • Lavorare decidendo “di pancia”, senza pianificazione.
  • Un’azienda, per non correre rischi inutili, dovrebbe sempre sapere non solo cosa fa oggi, ma anche cosa farà domani. Prendere i lavori così come vengono, senza un minimo di ragionamento ed andarli a cercare quando non c’e’ più nulla da fare non è il modo corretto di procedere.
     

  • Non sapere cosa si vende.
  • L’imprenditore non dovrebbe mai credere che l’esperienza passata su un certo settore sia un lasciapassare per accedere senza se e senza ma a qualsiasi commessa su di esso, specialmente se tale settore è molto cambiato da quando lo conosceva da tecnico ed oggi il suo bagaglio risulta obsoleto od inesistente.
     

  • Valutare correttamente costi e ricavi.
  • Un buon imprenditore non dovrebbe mai fare offerte “a occhio”, “a memoria” o comunque contando sul fatto di essere in grado di far tornare i conti in qualche modo.
    Serve pianificazione, serve conoscere i costi di ogni risorsa, la loro disponibilità, l’andamento di ogni commessa e la capacità di riorganizzare se necessario il lavoro per rispettare i tempi senza sforare coi costi.
     

  • Tenere tutte le uova in un solo cestino.
  • Puntare tutto su un singolo prodotto o una singola tipologia di servizi è pericoloso. Specie se poi si ha un mercato di nicchia, con un solo cliente o comunque pochissimi clienti.
    L’imprenditore dovrebbe sempre differenziare offerta e conoscenze, di modo da poter far fronte ad un calo od alla perdita di un cliente.
     

  • Non accettare alcun consiglio.
  • Se qualcuno arriva con consigli, idee o anche solo lamentele sarebbe opportuno ascoltarlo. Pensare che la propria linea di pensiero sia l’unica corretta è solitamente una condotta arrogante e poco produttiva, che indispettisce i collaboratori e raramente si rivela vincente.
     

  • Assumere sempre conoscenti.
  • Voler bene a qualcuno o sentirsi in debito con lui non significa dover costringere l’azienda a pagarne il prezzo. La sola cosa che davvero dovrebbe contare, quando si assume una persona, dovrebbe essere la sua competenza e capacità di contribuire significativamente.
     

  • Non rispettare le procedure.
  • Se vengono definite metodologie e procedure per un certo tipo di lavoro, è necessario che poi vengano rispettate. Se viceversa iniziano ad essere seguite a macchia di leopardo o ignorate del tutto, qualcosa non sta funzionando, e del tempo è andato perso, o nella creazione di procedure e sistemi, o nel lavoro che le ha disattese.
     

  • Non conoscere la propria condizione economica.
  • Se ogni volta che viene richiesto qual è attualmente la disponibilità dell’azienda la risposta è “stiamo facendo i conti”, significa che i conti versano in una situazione di disordine cronico nella quale un’azienda non può vivere.
     

  • Pensare che ciò che è dell’azienda è anche tuo.
  • Le risorse aziendali ed i conti dell’azienda tali sono e tali dovrebbero rimanere. Usare un’auto aziendale come personale od un conto aziendale come personale è – oltre che dannoso per l’economia dell’azienda stessa – poco corretto moralmente.
     

  • Trattare i dipendenti da sottoposti.
  • I dipendenti, specie quelli che ricoprono ruoli chiave, sono risorse importanti. Perderli è un grave danno, ed indicare loro la porta ad ogni minimo contrasto non è il modo corretto di rispettarli, coinvolgerli e far si che l’azienda cresca.
     

  • Far crescere le risorse.
  • Corsi di formazione ed opportunità di carriera andrebbero offerti alle proprie risorse, nell’ottica di avere un ricambio interno. In caso di perdita di risorse importanti, la mancanza di risorse formate costringe a ricerche esterne difficoltose e costose.
     
    Ora, non chiedetemi quale degli errori che ho elencato è stato commesso in Penta…. Che il nostro capo le cose le fa bene, capitammè…

    Share and Enjoy:
    • Print
    • Digg
    • Sphinn
    • del.icio.us
    • Facebook
    • Mixx
    • Google Bookmarks
    • Blogplay

    Trackback Segnala Stampa Stampa


    Scrivi un Commento

    Vuoi lasciare un commento? Fallo! Puoi utilizzare alcuni marcatori HTML per formattare il tuo testo.