Tra i discorsi da Vanity Fair che talvolta saltano fuori agli aperitivi o alle feste c’? spesso il racconto della storia vissuta con qualcuno.
Il pi? delle volte ? il ricordo di una storia finita, che con frequenza imbarazzante sfocia nella crocifissione dello stronzo o della puttana.

Non sono mai stato capace di capire del tutto questo atteggiamento; forse ? perch? storie serie non ne ho mai vissute, e quindi c’? qualcosa che non so… Ad ogni modo, quando il filo che lega due persone si allenta e la loro storia perde interesse i possibili finali sono sempre gli stessi: o i due si inciampano nel filo e vi rimangono aggrovigliati, bloccati dalla falsa sicurezza che fornisce l’abitudine, oppure lo spezzano e vanno ciascuno per la propria strada.
In queste persone, qualcosa che fino a poco tempo prima stazionava nel cuore ruzzola un p? pi? in basso, nello stomaco; decine e decine di discorsi e cose condivise si ripropongono inacidite e sono spesso tanto pi? insopportabili quanto pi? risultano difficili da dimenticare; perch? queste persone non desiderano altro che dimenticare qualcosa che ha dato senso alla loro esistenza, magari anche per un periodo piuttosto lungo della loro vita.

Qualcuno sa chiarirmi come sia possibile che persone che hanno condiviso uno stesso percorso nel labirinto del Minotauro finiscano con l’odiare tanto quel filo che ha permesso loro di arrivare all’uscita?

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